CALDAROLA (Mc). Simone De Magistris. Un pittore visionario tra Lotto e El Greco. Manierista duro e puro.

A un’incursione sui colli delle Marche meridionali, volta a conoscere la pittura manieristica locale, testimoniata dal più celebre cittadino di Caldarola, il poco noto Simone De Magistris (1538-1613), non si può rinunciare sia per le fantastiche raffigurazioni messe in scena dall’eccentrico pittore caldarolese, sia per l’amenità di quei luoghi.
Dedicare una mostra antologica a Simone De Magistris, oggi che il pubblico è tutt’altro che propenso alle scoperte, è un atto di coraggio che Vittorio Sgarbi, curatore di questa rassegna, ha compiuto con il sostegno di vari studiosi, fra i quali desidero ricordare Stefano Papetti, Giampiero Donnini, Maria Giannatiempo Lopez, Lorena Mochi Onori.
Il risultato dell’audace riscoperta di De Magistris, pittore manierista formatosi tra Venezia e Roma, tra Lotto e Federico Zuccai, lo si misura percorrendo la singolare sfilata di quadri specie in quelle sale del bel palazzo del cardinale Pallotta dove si addensano le grandi tele d’altare. Quella che si è una sensazione di leggera vertigine da sovraffollamento, come se i quadri qui radunati non volessero mancare a questa irripetibile occasione.
Sono quadri densissimi di popolo, e tutti quelli che vi fanno parte non si riducono a “tipi”, ma spiccano per singolare e vivida caratterizzazione. I colori sono brillanti; le fisionomie tra il divertito e il caricaturale, così piene di vita da rimanere impresse nella memoria, come fossero fisionomie di gente conosciuta. Pochi pittori manieristi sono in grado, al pari di De Magistris, di mantenere in così intenso equilibrio di sacro e di profano; in altre parole, pochi sanno essere così intensamente popolari.
Infatti egli è assolutamente sacro, per la premura devozionale di trattare i soggetti incutendo nel devoto un sano e misurato tremore, nel caricare gli atteggiamenti e le espressioni dei volti, un po’ come avviene nella plastica dei Sacri Monti alpini, ed è popolare nel tradurre il tutto nel clima di una saga di paese, dove il colore svolge un ruolo altrettanto deciso quanto l’agitazione; massimi protagonisti delle fiere sono i colori sgargianti e l’affollamento, tale che è difficile farsi largo.
In questa chiave di interpretazione popolare dei fatti sacri si capisce come anche i temi a più alto tenore drammatico, la Deposizione dalla croce e l’Andata al Calvario, stornino l’espressionismo cruento delle stampe nordiche da cui sono desunti, su un’intonazione più narrativa, dando vita a una sorta di Bibbia illustrata per ragazzi.
Guardate la bellissima Ultima Cena di San Ginesio del 1598: le figure, che paiono ritagliate tanto son prive di volume, si muovono come cartoni animati e variopinti; ogni gesto e ogni volto è eloquente e allusivo, sì che l’osservatore fatica a starsene a distanza da quanto gli si para davanti agli occhi, ed è invece chiamato a parteciparvi in prima persona.
Simone De Magistris esce dalla mostra dedicatagli dal Comune di Caldarola come uno dei principali maestri del Manierismo italiano e appare molto più dotato di talento quanto non ci si aspettasse. Intorno a lui si muove una moltitudine di altri interessanti pittori cui è toccato in sorde di nascere, lavorare e morire in provincia, disseminando opere in località impervie e non facilmente raggiungibili, e quindi rischiando, causa il decentramento, di precipitare nell’oblio, se qualcuno non fosse preso cura di loro. 
 
Info:
Palazzo Pallotta, Caldarola (Mc), fino al 30 settembre 2007.
Catalogo Marsilio

Autore: Marco Bona Castelletti

Fonte:Il Sole – 24 Ore