Nell’ambito del convegno " Memorabilia" , convocato nel 1988 dal Ministro per i Beni culturali, esposi, ed esistono gli atti, il mio punto di vista tecnico-giuridico sul regime dei beni culturali mobili di proprietà privata. Sono passati più di dieci anni da " Memorabilia" , ed oggi le mie idee fondamentali (sulla necessità di un inventario dei beni mobili d’interesse culturale, e di una classificazione che li conducesse, previo un periodo di " sanatoria" , al regime dei " beni mobili registrati" ) sono state metabolizzate dalla pubblica opinione e talora addirittura adottate come proprie da alcuni uomini politici, dieci anni prima addirittura infastiditi dalla mia proposta.Ecco quali erano, e sono, le semplici idee fondamentali.E’ opportuno classificare e munire di un documento ufficiale d’identificazione tutti i beni mobili di valore culturale, quelli archeologici per primi, che superino una soglia minima d’interesse-valore. Il punto d’arrivo della classificazione è quello di pervenire anche per i beni mobili d’interesse culturale ad un sistema pubblico di registrazione e di classificazione simile a quello vigente per i veicoli, per le armi e per gli altri " beni mobili registrati" . La classificazione potrebbe essere imposta, come per le armi e i veicoli. In alternativa, al privato potrebbe essere lasciata la possibilità di optare per la " registrazione" , col vantaggio che il bene verrebbe riconosciuto come " posseduto in buona fede" , sino a prova contraria; o di non registrare il bene, il cui possesso verrebbe in questo caso presunto di " mala fede" , con il rigoroso onere a carico del possessore di dimostrare il contrario. Poiché il mercato rifiuterebbe di trattare beni non documentati (comincia a farlo già adesso), e poiché è generale l’esigenza di " essere in regola" , è ragionevole presumere che in un tempo relativamente breve tutti i beni mobili verrebbero registrati (per gli altri, rimarrebbero in vigore i criteri repressivi già in vigore, che potrebbero essere inaspriti). Il sistema della registrazione dei beni risolverebbe nel modo più semplice e senza costi per lo Stato, il rapporto, oggi pesantemente conflittuale, fra Stato e cittadino mettendo fine al sistema proibizionista. Il nuovo sistema non toglierebbe un’oncia di potere a nessuno degli organi che oggi ne dispongono, e darebbe un lavoro prezioso e realmente produttivo ad un gran numero di giovani operatori.
Autore: Prof. Primo Veneroso
Fonte:Il Giornale dell’Arte