Battaglie torture e miracoli

La venerazione che i francescani tributavano alla Croce di Cristo derivava direttamente da San Francesco, il quale aveva ricevuto le stimmate proprio nell’approssimarsi della Festa della Croce, il giorno 14 settembre. I frati di Arezzo scelsero di decorare la cappella maggiore della loro chiesa prendendo spunto dalle Storie della Vera Croce così come le aveva raccontate Jacopo da Varazze in due capitoli della Legenda Aurea, uno riguardante il 3 maggio, festa dell’Invenzione della Croce, e l’altro riguardante il 14 settembre, festa della Esaltazione della Croce (il testo di Jacopo compendiava a sua volta le narrazioni dei Vangeli Apocrifi). Quando Piero della Francesca si accinse alla stesura degli affreschi, ritenne per ragioni che diremo più avanti di non seguire l’avvicendarsi delle storie così come vengono narrate nel testo, ma di affrescarle sulle pareti secondo una sequenza sufficientemente " disordinata" da rendere necessaria una guida alla lettura. Le storie si dipanano su tutte e tre le pareti della cappella e si leggono iniziando dall’affresco più alto sulla parete di destra: (1) Adamo è steso a terra e sta morendo; chiede al figlio Seth di recarsi alle porte del Paradiso per chiedere l’olio del legno della Misericordia. L’arcangelo Michele dà invece a Seth un ramo dell’albero del Bene e del Male, ma al suo ritorno Seth trova il padre già morto. Seguendo le indicazioni dell’Angelo, Seth pianta sul corpo di Adamo l’alberetto destinato a diventare un albero rigoglioso ai tempi di Salomone. Salomone ha fatto abbattere l’albero: vorrebbe utilizzarlo per costruire il tempio ma l’albero è troppo grande, dunque lo colloca come ponte sul fiume Siloe. (2) La regina di Saba, che si sta recando a fargli visita, ha la premonizione che su quel legno verrà posto il Salvatore e si inginocchia ad adorarlo prima di entrare nella casa reale. (3) Venuto a sapere la cosa Salomone fa levare il tronco e lo fa seppellire, perché sa che quel legno sarà la causa della dispersione degli ebrei. Il legno emergerà dalla terra con l’approssimarsi della Passione di Cristo e verrà usato per costruire la Croce. Passano i secoli, Gerusalemme viene distrutta e la Croce di Gesù (assieme a quella dei due ladroni) viene dispersa. (4) Alla vigilia della battaglia del Ponte Milvio in cui Costantino e Massenzio si contendono il potere imperiale a Costantino addormentato nella tenda appare un angelo annunciando che nel segno della Croce egli vincerà la battaglia. (5) L’indomani, Costantino brandisce la Croce e vince la battaglia.Poi, invia la madre Elena in Oriente sulle tracce di un ebreo, tale Giuda, che custodisce il segreto del luogo dove è sepolta la Croce. (6) Costui però si rifiuta di indicare il nascondiglio e viene gettato in un pozzo fino a che non si decide a rivelare il segreto. (7) La Croce, assieme a quella dei due ladroni, viene trovata sul Golgota dove nel frattempo è stato costruito un grande tempio a Venere, Ma quale delle tre croci è quella di Cristo? Elena fa stendere le tre reliquie sul corpo di un giovane morto: una sola lo fa resuscitare, quella è la Vera Croce. (8) Sono passati altri tre secoli, siamo nel 615, il re persiano Corsoe ha rubato la Croce e la conserva in modo blasfemo nel suo padiglione. Ma l’imperatore cristiano Eraclio, dopo una furiosa battaglia nella quale Corsoe perde la vita decapitato, riconquista la Croce. (9) Scalzo e penitente Eraclio entra in Gerusalemme con la Santa Reliquia. (10) L’ultima scena è l’Annunciazione, punto focale della storia della Redenzione che l’intero ciclo sottende, dall’attesa del Messia all’avvento del Cristianesimo. Resta da dire perché le scene appaiano così " scompaginate" . A ben vedere gli episodi si rivelano appaiati per temi: in alto, le lunette a destra e a sinistra hanno entrambe come protagonisti il legno delle Croce. I riquadri sottostanti presentano entrambi scene urbane e architetture ed hanno due regine come protagoniste (Elena a sinistra, la regina di Saba a destra). Così, gli affreschi del primo registro mostrano due spettacolari battaglie sia a sinistra (Eraclio e Corsoe) che a destra (Costantino e Massenzio). Anche le scene dipinte accanto al finestrone denunciano chiari legami trasversali: l’ebreo gettato nel pozzo (a sinistra) corrisponde alla Croce sepolta (a destra), così come nel registro inferiore l’angelo che appare a Maria ha il suo omologo nell’angelo che sul far del mattino appare in sogno a Costantino. Per approfondire la conoscenza del ciclo aretino possono essere di utilità la guida Skira Piero della Francesco. La leggenda della Vera Croce in San Francesco ad Arezzo (a cura di A.M. Maektze, Milano 2000, pagg. 76, L. 18.000) e il grande volume di imminente pubblicazione (nella collana «Grandi Libri» Skira) con il resoconto generale del restauro.

Autore: Marco Carminato

Fonte:La Repubblica