Anche il radar per le diagnosi dei monumenti

Restauro 2000, il salone internazionale dell’arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali che si è svolto recentemente a Ferrara, è il punto d’incontro più importante per gli operatori del settore. Ma chi si fosse aspettato di trovarvi unicamente abili e pazienti artigiani sarebbe rimasto deluso. Ovviamente c’era anche chi riproduceva, tessera dopo tessera, l’infinita complicazione di un mosaico bizantino. Ma, accanto a questi esperti di antichi saperi, c’è oggi una schiera di specialisti delle nuove tecnologie. E’ infatti soprattutto nel settore " diagnostica e prevenzione" che si sta realizzando una serie di importanti progetti di ricerca. L’indagine diagnostica è condotta con diversi metodi: si va dall’analisi matematica delle linee di struttura di un edificio, allo scopo di simulare le condizioni di criticità dell’equilibrio delle strutture statiche, alla scansione automatica di oggetti 3D (3D scanning) per l’acquisizione di dati geometrici tridimensionali relativi alle sculture. I materiali vengono anche esplorati in profondità per rilevarne eventuali difetti strutturali o per riportare alla luce strati antichi ricoperti da restauri successivi e da incrostazioni: le tecniche impiegate sono gli ultrasuoni, le indagini spettroscopiche (utilizzate, per esempio, per il recupero di pitture perdute su vetrate antiche), il radar, il laser, la fotografia e riflettografia a infrarossi.Tutte queste tecniche esplorative hanno, è importantissimo notarlo, un impatto bassissimo sugli oggetti studiati. Al lavoro di diagnostica segue naturalmente, in caso di necessità, l’intervento di recupero, anche questo attuato in maniera il più possibile non invasiva e rispettosa del costrutto antico: pulitura laser dei materiali lapidei (che permette una pulitura selettiva dei vari strati sovrapposti) e impiego di colori e sostanze antibatteriche e fungicide per restauro " tradizionale" . Il recupero però non si limita al restauro di statue e dipinti, ma si effettua anche su edifici, ponti e monumenti. In questi case le strutture architettoniche a rischio (anche sismico) vengono rifasciate con teli sottilissimi in fibra di carbonio e resina. Le fibre dei teli sono disposte tutte in un unico verso per facilitare lo scarico delle forze esercitate sulle strutture originali, alla quali aderiscono perfettamente; una mano d’intonaco le rende praticamente invisibili. Ma la ricerca non si ferma ai nuovi materiali. Anche quelli ‘storici’ vengono ripensati, per rivalutarne le potenzialità, soprattutto in termini di elasticità ed ecocompatibilità. Accanto a mezzi e materiali d’avanguardia assistiamo ad un rinnovato uso di legni e mattoni a malta di calce che, oltre ad essere biodegradabili, sono meno rigidi di cemento armato, ferro e calcestruzzo, e si adattano meglio ai naturali assestamenti delle opere architettoniche. Le fasi di diagnostica e recupero sono accompagnate da un importante lavoro di archiviazione e mappatura dei beni culturali, che si appoggia sulle nuove tecnologie informatiche multimediali e sulla diffusione dell’informazioni via Internet, sia a scopo di ricerca, sia a scopo di educazione. Sempre a proposito di archiviazione, si sta cercando di catalogare e archiviare, con l’impiego di software per la gestione di database, l’immenso patrimonio librario italiano, dai codici manoscritti ai documenti catastali. Nel panorama del restauro italiano, un esempio è dato dalla Toscana, che con una serie di progetti in via di realizzazione in tutte le fasi sopra delineate (diagnostica, recupero, archiviazione), rappresenta anche il nuovo orientamento del settore, che vede una sempre maggiore compartecipazione di enti pubblici e imprese private. L’ingresso nel settore delle competenze dei privati determina un aumento dell’offerta progettuale, aumento che rappresenta, secondo l’architetto Andrea Alberti, della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali di Ravenna, una garanzia di qualità.

Autore: Francesca Noceti

Fonte:La Stampa