Gennaro D’Orio. Impressionismo in mostra e l’arte della pittura all’aria aperta, a Napoli!

La Cultura, con la maiuscola, con le eccellenze del suo spessore artistico-creativo, attrae e meraviglia la città partenopea. Dopo il successo della mostra, realizzata in occasione dei 150 anni dalla nascita dell’impressionismo, a Roma, arriva infatti a Napoli un insieme “strutturale” di opere, allo scopo di documentare, di testimoniare, l’irrompere della “rivoluzione impressionista a Parigi”, indagando un arco temporale che va dal 1850 al 1915.
Il significativo evento è in programma presso la Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, al “Lapis Museum”, in piazzetta Pietrasanta, dal 23 novembre 2024 al 27 aprile 2025, davvero importante per quantità di opere e per artisti presenti, e quale occasione unica per entrare nel cuore di un “movimento che ha scardinato le convenzioni artistiche e sociali del mondo a venire”.
I prestiti dei capolavori, provenienti da collezioni private, mettono in luce un substrato tutt’altro che popolare, di preziosi manufatti che non vengono quasi mai resi visibili al pubblico. Con la curatela di Vittorio Sgarbi, il progetto espositivo intende evidenziare gli importanti cambiamenti della società dell’epoca con l’avvento della grande industrializzazione, la nascita della fotografia, del cinema, dell’elettricità, del telefono e dei primi voli aerei, il tutto esaltato e proposto nelle celebri esposizioni internazionali parigine. Novità, che hanno ovviamente contribuito a cambiare la società e di conseguenza, anche il mondo dell’arte. Oltre ai maestri di loro riferimento quali David, Guericault, Courbet, si sviluppa a partire dagli artisti aderenti al movimento dell’Ecole de Barbizon che furono i germi ispiratori dei giovani Impressionisti, per passare poi ai partecipanti alle otto mostre ufficiali tematiche, a partire da quella storica del 1874 realizzata nello studio del fotografo Nadar, che rappresentò l’ingresso ufficiale del movimento nel mondo dell’arte.
Troveranno quindi posto nella mostra, le opere dei grandi protagonisti quali Monet, Degas, Manet, Renoir, Cezanne, Gauguin, Pissarro e altri, accanto ai grandi comprimari come Bracquemond, Guillaumin, Forain, Desboutin, Lepic e tutti gli altri artisti che, con loro, hanno condiviso l’avventura di un “nuovo modo di fare arte”.
La presenza di alcune figure del post Impressionismo, documenta l’influenza che il movimento ha avuto nel mondo artistico di fine Ottocento, rimarcata dalle presenze di artisti come Toulouse Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck, tra gli altri.
Un particolare ed inedito percorso, su un movimento e sugli artisti che hanno contribuito a creare una tra le più straordinarie rivoluzioni artistiche della storia dell’arte. Un movimento che ha aperto la strada alla libertà creatrice per gli artisti di tutto il mondo utilizzando il cosiddetto cavalletto di campagna e colori in tubetto.
Gli impressionisti, nella seconda metà del secolo, seguono questa stessa esigenza compiendo un ulteriore passo: si rendono conto che la realtà è mutevole, non è mai uguale a sé stessa, è in continua trasformazione. È proprio l’aspetto della mutevolezza ad incuriosirli maggiormente. Ogni immagine che si presenta davanti ai nostri occhi, secondo gli esponenti dell’Impressionismo, è determinata dalla forma dell’oggetto che stiamo osservando (una mela, un fiume, un volto, un albero, un tavolo, ecc.), ma soprattutto dalla luce che colpisce quell’oggetto e che dall’oggetto stesso si dirige verso i nostri occhi. In assenza di luce infatti non possiamo vedere nulla, nemmeno le cose che sono a pochi passi da noi. La luce però cambia velocemente, è sempre diversa, a seconda del momento della giornata, della stagione, delle condizioni meteorologiche. Per fissare in un dipinto quell’immagine che si imprime nei nostri occhi e che si dissolve quasi alla velocità di un battito di ciglia, per cui occorre una tecnica nuova, rapida, immediata, che sarà propria dell’Impressionismo.
Il pittore dell’Impressionismo si mette personalmente di fronte al soggetto che vuole rappresentare, di solito qualcosa che si trova all’aria aperta (en plein air), non si chiude nel proprio studio ma si siede sulla collina, nella piazza, in riva al fiume che ha deciso di rappresentare, per dipingere appunto la realtà dal vivo. Niente più bozzetti su carta, niente più disegno preparatorio sulla tela, niente più contorni precisi delle cose, tutte operazioni che richiederebbero molto tempo, ma colore non mescolato, steso direttamente sulla tela con rapidi tocchi, con pennellate veloci e apparentemente poco precise, perché quelle che a distanza ravvicinata sembrano macchie senza senso, allontanandosi di qualche passo assumono la precisione di immagini fotografiche.
I pittori impressionisti amano dunque e soprattutto, ciò che è mutevole e sfuggente, nel contesto si può dire di una improvvisazione romantica, “rifiutata” poi dal post-impressionismo.

Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it